Uno dei dogmi universalmente riconosciuti è che il teatro è lo specchio della vita, quasi come se fosse un
comandamento. Di sicuro, l’undicesimo di questa decima stagione teatrale del Cineteatro di Agropoli.
Dopo il primo appuntamento con la commedia di Eduardo De Filippo, in cui si riassumevano i “dieci
comandamenti ” del teatro, sabato 16 novembre, il viaggio tra la vita e l’arte è continuato con Grisù,
Giuseppe e Maria, una commedia scritta da Gianni Clementi, prodotta da I due della Città del Sole,
con la regia di Pierluigi Iorio, direttore del cineteatro Eduardo De Filippo. Una scelta non casuale perché
l’opera coniuga comicità e riflessione sociale con un ritmo incalzante e uno sguardo profondo e attento
sulla tragedia di Marcinelle del 1956.
L’azione si svolge all’ interno di una sacrestia, eppure, grazie al sapiente uso della scenografia di Alessandro Chiti, lo spettatore vive il dramma come se fosse al cinema, ma senza il bisogno di effetti
speciali.
La regia e l’adattamento di Pierluigi Iorio, infatti, si distinguono per la capacità di valorizzare le singole
performances, creando un’atmosfera intima e ironica, senza tralasciare alcun aspetto. I dialoghi sono
incisivi e riescono a catturare l’attenzione, grazie anche alle incursioni musicali che accentuano il ritmo
del racconto e alle luci (Pierluigi Iorio) che, attraverso toni di colore diverso, segnano i passaggi
temporali della storia. I costumi di Melissa Di Vincenzo ricalcano esattamente lo spirito dell’ epoca.
L’unico “effetto speciale” è la chimica che si crea tra Giancarlo Ratti, che interpreta don Bruno, un
sacerdote del nord trasferito al sud, e Francesco Procopio, nei panni di un sacrestano un po’ sui generis,
dalla mano monca. I due, in scena, funzionano perché perfettamente amalgamati tra tempi comici e
momenti di riflessione, diventando gli inconsapevoli narratori della storia di due donne, due sorelle:
donna Rosa (Loredana Piedimonte) e donna Filomena (Carmen Landolfi), alle prese con tragedie,
nascite, tradimenti e un inaspettato lieto fine.
Le due attrici mettono in scena la situazione femminile degli anni ’50, in bilico tra le leggi dell’ambiente
circostante e una innata forza interiore per preservare dignità e rispetto. Un mosaico di personaggi e
situazioni arricchito anche dalla presenza di Giosiano Felago nei panni di un tonto farmacista, che sarà,
però, risolutivo per l’intricata vicenda.
Non è semplice portare a teatro antichi mondi di cui i più giovani non hanno memoria, eppure la
commedia Grisù, Giuseppe e Maria è l’esempio di come si possano riportare alla luce eventi storici e
vicende personali, ricostruendo sul palcoscenico la vita che è stata, che è e che sarà, guidati dalla giusta
sensibilità artistica e dalla forza di voler raccontare la verità, senza fronzoli o inganni.
È vita, è teatro!