Alessio Boni e la sua compagnia fanno registrare il tutto esaurito per il quarto appuntamento della decima stagione teatrale del “De Filippo”
Dei alla deriva, gioco delle parti, luci, ombre, maschere e volti che s’intrecciano, mistero e realtà. È un’Iliade umanizzata che, mercoledì 29 gennaio, è andata in scena al teatro Eduardo De Filippo di Agropoli, regalando un quarto appuntamento da tutto esaurito per la decima stagione teatrale, diretta da Pierluigi Iorio.
Si apre il sipario su un testo antico e un’atmosfera di sacro aleggia nella sala. Quell’Iliade studiata, parafrasata, tradotta e sviscerata sta per essere messa a nudo a teatro, svestendola ma poi rivestendola con indumenti nuovi. Il quadrivio creativo di Alessio Boni, Marcello Prayer, Roberto Aldorasi e Francesco Niccolini riesce nell’ardua impresa di ricollocare un testo del passato in uno scenario moderno. Come ricorda una pungente Era (Antonella Attili) a uno smemorato Zeus (Alessio Boni), sono passati circa trentamila anni, qualche giorno e pochi secondi dalle antiche gesta che avevano appassionato l’Olimpo. Sotto il peso degli anni e annoiati dalla loro immortalità, gli dei conducono una vita da esuli su una spiaggia lontana. Eppure sono più veri che mai.
La regia di Alessio Boni, Marcello Prayer e Roberto Aldorasi mette in scena il gioco della vita, utilizzando le debolezze degli dei come specchio di un’umanità allo sbando, anche a trentamila anni di distanza. Complice una scenografia essenziale, ma efficace, (Massimo Tronchetti) in cui il disegno delle luci (Davide Scognamiglio) e l’uso della musica (Francesco Forni) dettano il ritmo dell’azione, il pubblico empatizza da subito con i personaggi e si diverte con le loro debolezze. Ermes (Haraoun Fall), Atena (Elena Nico), Afrodite(Jun Ichikawa) , Apollo (Marcello Prayer), Ares (Francesco Meoni) e Teti (Liliana Massari) si posizionano con naturalezza sulla scena, occupandone lo spazio non solo con la forza delle parole ma anche dei movimenti.
È un Olimpo “spiaggiato” sì, ma con la voglia di capire come si è arrivati a quel punto. E qui entra in scena il testo omerico, quel racconto di come quell’ira funesta del Pelide Achille infiniti lutti addusse agli Achei e anche la bravura degli attori, che interpretano un doppio, anche triplo, ruolo, grazie allo stratagemma di utilizzare delle maschere/armatura per vestire i panni degli eroi omerici. I fili della trama si intrecciano ancor di più. Il racconto degli dei è un gioco di potere sull’umano di turno che subisce i vizi di un Olimpo capriccioso.
Alessio Boni ne incarna la crisi più profonda nei panni di un fiero e tormetato Achille, in un continuo confronto, diretto e sincero, con la saggia Teti. Un’umanità che muore insieme a Haraoun Fall, nel tragico epilogo di Patroclo e rivive la trappola della passione in una seducente scena tra Afrodite, Elena e Paride. L’Iliade. Il gioco degli dei mantiene il pathos del testo antico, utilizzando, però, anche la forza dell’ironia, un gioco di specchi, di forme e vicende storiche che si ripresentano in modo ciclico, come quel cerchio rosso che appare nella scenografia. E, dunque, nel gioco della vita, sarà davvero poi tutta colpa degli dei?