Mercoledì 6 Marzo, ad Agropoli, è andato in scena La Signora del Martedì, settimo
appuntamento dell’ottava stagione teatrale del Cineteatro Eduardo De Filippo,
diretto da Pierluigi Iorio. Data che ben si addiceva a uno spettacolo, da tutto
esaurito, che mette al centro una tormentata figura femminile. Fin dalle prime
stagioni teatrali, nel mese di marzo, il direttore artistico ha cercato di porre
l’accento sul tema dei diritti delle donne, proponendo al pubblico storie che
mettessero in evidenza le lotte e le sofferenze di un cammino lungo e tortuoso che,
inevitabilmente, partendo dall’universo femminile, coinvolgono tutta l’umanità.
Come avviene per La Signora del Martedì, tratto dall’omonimo romanzo di
Massimo Carlotto, autore anche dello spettacolo teatrale.
Nel primo atto conosciamo una donna gelida, priva di sentimenti, che si reca tutti i
martedì nella deserta pensione Lisbona, per incontri di solo sesso con il suo gigolo,
Bonamente Fanzago ( Riccardo Festa), un attore porno caduto in disgrazia dopo aver
avuto un ictus. I dialoghi tra i due sono improntati solamente sulla sfera sessuale, la
donna evita qualsiasi coinvolgimento sentimentale con l’uomo che, invece, aspetta il
martedì soltanto per vederla, come confida ad Alfredo, detto Regina, proprietario
del Lisbona. Paolo Sassanelli dà vita a un personaggio chiave della vicenda, vestendo
i panni del “frocio” che, di quella locanda, ha fatto il suo regno, un luogo in cui
trovano rifugio diversi ed emarginati. In questo quadro di anime sole, un
misterioso uomo in sedia a rotelle (Alessandro Haber) chiede ospitalità per una
notte, presentandosi come un barbone. Alfredo, con la sua parrucca bionda alla
Patty Pravo, si impietosisce e lo accoglie, decretando l’inizio della fine per tutti i
personaggi. La solitudine e la disperazione che unisce le loro vicende è acuita da una
scenografia (Francesco Ghisu) quasi in penombra, dai colori scuri, che spazia tra la
reception desolata della pensione e la stanza spoglia in cui avvengono gli incontri del
martedì. La sapiente regia di Pierpaolo Sepe valorizza una trama che si snoda tra
rivelazioni e colpi di scena, dando enfasi ad alcune scene dello spettacolo attraverso
l’utilizzo di luci e musiche. Alessandro Haber e Giuliana De Sio, grazie ad un’intensa
prova artistica, mettono a nudo le anime fragili dei due personaggi. La Signora del
Martedì è una donna costretta fin da giovane a prostituirsi per pagare i debiti del
padre, vittima di un sistema malato che l’ha voluta puttana, assassina, scrittrice. Il
misterioso barbone è un giornalista venuto a cercare la povera donna, ossessionato
da lei perché suo cliente quando Nanà non era altro che una ragazzina. Un incontro
di anime perse, in un luogo segnato dal dolore della diversità di Alfredo che, nella
stanza numero sei, nasconde il segreto della sua infelicità. La reception della
pensione Lisbona diviene lo scenario perfetto per la resa dei conti di tutti i
personaggi, dove nessuno può più fingere e la verità fa così male da prendere il sopravvento.
I quattro poveri cristi, lasciati ai loro destini, non possono far altro
che affidarsi al tango liberatorio di Nanà con una morte che sembra più dolce della
travagliata vita che ha vissuto. Così Giuliana De Sio si affida alle braccia del ballerino
Samuele Fragiacomo, per riscattare con un ballo la dignità calpestata di una donna,
emblema di un sistema che uccide qualsiasi diversità.