Per il terzo appuntamento della stagione teatrale, diretta da Pierluigi Iorio, Carlo Buccirosso torna al De
Filippo di Agropoli con una nuova ed esilarante commedia che, in una sala gremita, regala al pubblico
risate, spensieratezza, emozioni e riflessioni. Lo spettacolo, fuori abbonamento, già tutto esaurito da
una settimana, non ha deluso le aspettative dei presenti.
“Il vedovo allegro”, scritta e diretta da Carlo Buccirosso, viaggia su tre livelli diversi che si intersecano,
dando vita a una commedia completa. Sembra quasi che l’attore partenopeo, in questo lavoro, abbia
voluto mettere insieme tutti gli elementi tipici della sua scrittura, arricchendoli, però, di una nuova
maturità. A supportarlo ci sono la scenografia di Gilda Cerullo e Renato Lori e una squadra di bravi
attori, tutti ben calati nei loro ruoli, che danno ritmo e vivacità alla storia.
Il primo livello della scrittura di Buccirosso è, di sicuro, la costruzione della risata attraverso la forte
caratterizzazione dei personaggi. Non è un caso che il protagonista sia Cosimo Cannavacciuolo, un uomo
che fa il tampone per il covid ogni due settimane, un’ansia scaturita dalla perdita della moglie a causa
proprio della malattia. Ad assecondare le sue “follie” c’ è Angelina, la figlia del portiere. Elvira Zingone,
perfettamente a suo agio nel ruolo, mette in scena la semplicità di una ragazza che per vivere fa pulizie e
ha l’unico sogno di sposarsi. Ma, come tutti personaggi di Buccirosso, Angelina ha anche una grande
sensibilità che manifesta nei fatti più che nelle parole. Una sensibilità che le permette di prendersi cura
di suo padre Salvatore, interpretato da un bravissimo Massimo Andrei, e di suo fratello Ninuccio, un
divertente Davide Marotta, che suscita la risata già dalla prima apparizione.
In scena prendono forma, quasi spontaneamente, gli sketch di questo trio comico, che suggella la
bravura di Buccirosso nel far ridere il pubblico orientandolo, però, su temi complessi. E qui si nota il
secondo livello di scrittura di Buccirosso: il saper inserire un tema sociale, anche molto discusso e
delicato, in un contesto comico.
Tra uno sketch e l’altro fa la sua comparsa il “seme della discordia”: la fecondazione eterologa.
Cannavacciuolo, sull’orlo del fallimento a causa del covid, potrebbe estinguere il suo debito con la
banca, semplicemente donando il suo seme per fecondare, in modo domestico, la moglie dello sterile
direttore ( Gino Monteleone). Nessun rapporto sessuale con la signora Tomacelli ( Donatella De Felice),
solo uno scambio tra kit di fecondazione che, come spiega il dottor De Angelis (Matteo Tugnoli) ,
ginecologo del quarto piano, per uso domestico, è consentito dalla legge. In una struttura pubblica,
invece, in Italia, ancora non è ammessa questa procedura.
Tra uno scambio di seme e l’ altro, Buccirosso mette in evidenza una delle questioni paradossali del
nostro paese. Ma i personaggi della commedia, proprio come accade nella vita, troveranno ugualmente
un espediente che garantirà a tutti il lieto fine. Sì, perché il terzo livello della scrittura di Buccirosso è un
delicato approccio all’amore, come quel rapporto solo accennato con la bella Virginia ( Stefania De
Francesco) che, in modo sottile accompagna la storia dall’inizio alla fine. Un messaggio di speranza e di
augurio per tutto il pubblico in sala che vede chiudere il sipario sotto le note di “Vorrei che fosse amore”
e il ballo della giovane Angelina con il ginecologo perché, nel teatro come nella vita, vorremmo che
tutto, in fondo, divenga amore.