UNO SPETTACOLO INTENSO E TOCCANTE INAUGURA LA SETTIMANA STAGIONE TEATRALE DEL DE FILIPPO DI AGROPOLI
La settima stagione teatrale ha preso il via con uno spettacolo intenso, comico e toccante insieme, che poteva nascere soltanto da una penna arguta come quella di Maurizio De Giovanni. “Mettici la mano”, per la regia di Alessandro D’Alatri, è un ritratto a tre voci della complessità dell’animo umano. Lo scrittore prende in prestito dai suoi romanzi, diventati serie televisive, due personaggi che, per la loro forza espressiva, sembrano essere nati a teatro. Il brigadiere Maione (Antonio Milo), Bambinella (Adrano Falivene) e Melina (Elisabetta Mirra), riempiono la scena con una recitazione così reale da fare empatizzare fin da subito il pubblico con i personaggi. Complici le musiche di Marco Zurzolo e la scenografia di Toni di Pace, che ricrea un rifugio della seconda guerra mondiale in una Napoli alle prese con i bombardamenti del ’43, si entra nel vivo della storia, dove anche il pubblico “si rifugia” nell’universo di umanità che contraddistingue tutto il racconto.
Ognuno dei tre personaggi rappresenta una parte di noi: c’è il brigadiere con il suo innato senso di giustizia, c’è Bambinella, il femminiello, intriso dall’autenticità della diversità e, infine, c’ è Melina, vero perno della storia, ragazza dalla vita difficile che ha commesso l’errore o l’atto eroico di uccidere il marchese di Roccafusca, reo di aver abusato di lei per anni. Una storia che tocca le corde più intime dell’animo umano ma lo fa non perdendo mai di vista anche l’aspetto più comico della vita, l’unico che può farci sopravvivere al dolore. Così nella simpatica contrapposizione, fatta di schetc sapientemente divertenti, tra il rigido ma buono brigadiere e l’estroversa ma sensibile Bambinella, si scopre pian piano la vicenda di questa ragazza, le cui mani sono ammenettate perché metaforicamente macchiate di sangue. In questo triangolo di personalità, entra in scena il quarto protagonista della vicenda: la Madonna dei sette dolori, statua a cui Bambinella si affida, forte di una devozione che è una contraddizione che ci fa sorridere.
Ma si sa che, soprattutto a Napoli, il sacro assume forme inaspettate e soluzioni insperate. È la bellezza di affidarsi alla vita in tutte le sue sfaccettature, anche le più dolorose, consapevoli che ci sarà sempre un giudice più grande di noi, pronto a sorprenderci e a premiarci per la nostra mai dimenticata umanità. “Mettici la mano” è uno spettacolo che, in un’ora e venti, sa donare allo spettatore il riso, il dolore, il senso di ineguatezza, il sacrificio, lo sconforto, la speranza e infine la redenzione, quella che non cerca soltanto Melina, ma tutto il genere umano, costretto a fare i conti con le mille sfaccettature del proprio essere che trova pace almeno a teatro.
Barbara Maurano